Perché stare alla larga dagli italiani.

Questa non vuol essere per nulla una generalizzazione sullo stile di vita e comportamento di tutti gli italiani all’estero, ma bensì una semplice e soprattutto soggettiva analisi personale, elaborata in base a diverse esperienze vissute in terra germanica.

Ho impiegato molto tempo per decidere quale potesse essere la mia strada, 24 anni a dire il vero. Forse non è molto tempo, forse si, chi può dirlo. Resta il fatto che in questo paese nel quale mi sono trasferito sono riuscito a trovare lo stimolo per partire e costruire qualcosa, contro tutto e tutti senza arrendermi mai. Le opportunità ci sono, ma la cosa più importante è che almeno ti vengono date. Ma si, perché no! Vediamo di cosa è capace il ragazzo! La mia analisi o riflessione, sarebbe meglio chiamarla in questo modo, non vuole ricadere sulle possibilità che vengono offerte e tanto meno come vengono offerte, ma su chi le offre, o almeno crede di offrirle. I soliti italiani. Ebbene si, sempre loro, i soliti guastafeste, chiacchieroni e inconcludenti. Basta che riescano a mettere come si suol dire “il culo al caldo”, che m’importa degli altri.

Capita di ritrovarsi soli in una grande città e cercare qualcuno di familiare, almeno per quanto riguarda la provenienza e la lingua, giusto per sentirsi un po’ più a casa. Non è difficile incontrare persone, anche perché a Berlino di italiani noti ce n’è un numero consistente, ma è proprio la pasta che li compone che li categorizza subito, il sangue che hanno nelle vene, certo, proprio come il tuo, forse no. Mi sono ritrovato in molte occasioni a parlare con loro, in ambito lavorativo e non. Un disastro, non esistono problemi, sei sempre benvenuto, sembri proprio la persona giusta che aspettavano. Contatti, mail e chat per il primo periodo, poi sul più bello, spariti, vuoti come le chiacchiere, e inutili come la disponibilità che mettono in campo per aiutare, formare ed indirizzare i più giovani, pressoché nulla.

Seguite la vostra strada, ma fatelo da soli, non cercate sostegno dove sicuramente non riuscirete a trovarlo. Disse Montanelli in una sua vecchia intervista: “L’Italia è destinata all’oblio, ma non gli italiani, sapranno sempre come brillare e distinguersi”. Bene, fatene tesoro, non cercate connazionali per fare una piccola Italia, una piccola realtà con le stesse caratteristiche del “bel paese”, da soli saprete con chi avrete a che fare. Non finite dimenticati, fidatevi di voi stessi.

Le cose che impari ad odiare vivendo a Berlino

Parti da casa con le valigie e con la mente libera da qualsiasi forma di pensiero maligno, rimani concentrato su te stesso e sul  percorso che dovrai cercare di costruire giorno dopo giorno. Lontano da casa, amici parenti e genitori. Niente passa perla testa, tranne i propri obbiettivi e le idee per mettersi in moto. Però, purtroppo, vivendo in una grande città come Berlino, basta poco tempo che ci si ritrova impantanati nel ritmo di vita degno di tale città. Autobus, metro, tram e chi più ne ha più ne metta, aiutano a muoversi con una tale facilità che se qualcosa va minimamente storto, ci ritroviamo a maledire chiunque, anch’esso sia il Papa in persona, la rabbia e l’odio salgono alla testa e ci trasformano in esseri facilmente irritabili e di conseguenza sarà un gioco da ragazzi odiare tutto e tutti.

Autobus. E’ tutto programmato, scendi, ricorda le chiavi e vai alla fermata ad aspettare. Speri tanto che sia in orario perché altrimenti rischi di perdere le solite 30mila coincidenze per arrivare a lavoro. Vedi il bus in lontananza che si avvicina e quasi come per sollievo sfoderi l’abbonamento dalla tasca per mostrarlo al conducente. Sali, prendi posto e proprio mentre ti metti comodo, possono salire due categorie di passeggeri: quelli che non hanno il biglietto e quelli che devono solamente chiedere informazioni. Punto numero uno. Siamo nel 2014, ma che cazzo, fatti un abbonamento, posso permettermelo io che sono quasi un barbone! Niente non c’è storia, in venti in coda fuori dal bus per fare il biglietto, intanto tu hai già perso tutte le tue coincidenze, Pasqua, Natale e S.Stefano compresi e se ti va di culo forse, e dico forse, per Capodanno sei libero, merda! Punto numero due, gli smarriti, quelli che chiedono informazione al conducente. Ti viene difficile realizzare che sta guidando e forse non ha tempo per dispensare consigli sulla viabilità? Anche in questo caso, causa persa, perché non chiedono solamente se l’autobus in questione è diretto da qualche parte, no no no, fanno domande del tipo: Come arrivo a Norimberga prendendo un’auto a noleggio passando da strade secondarie spendendo meno di 10 euro per benzina e sosta all’autogrill? E con questa cancello il forse sul Capodanno, perso anche questo.

Pista Ciclabile. Magari quando vivevi in Italia non avevi la buona abitudine di usare la bicicletta, ma qui in qualche maniera si impara ad usarla nel vero senso della parola. Diventa necessaria per potersi spostare all’aria aperta e soprattutto il fine settimana. Le piste ciclabili sono al pari delle strade stesse, dotate di segnaletica e semafori, un vero paradiso del ciclista. Ora qui voglio chiedere:perché se non stai nel mezzo alla carreggiata della strada riservata alle auto, devi stare nel mezzo a quella delle biciclette? La segnaletica mi pare molto chiara, perché se a te sembra in geroglifico possiamo chiedere al comune di renderla più comprensibile. Non è per niente difficile, togliti dalla palle, c’è un marciapiede riservato a te, non rompere i coglioni! Non si sposterà mai.

Le scale mobili. Scendi di fretta dalla Ubahn ed imbocchi le scale mobili per uscire dalla stazione, ma qualche simpatico stronzetto o stronzetta che sia, si piazza come una scopa al muro sulla parte sinistra delle scale, quella riservata a chi vuole salirle senza farsi trasportare. Lui sta li, parla con l’amico che evidentemente è più coglione di lui, perché ti vede che vuoi passare, ma se ne sbatte altamente le palle e non avverte l’altro. Chiedi scusa, permesso e alla fine riesci a passare, con tanto di commento da parte del signorino che è stato scomodato. Vivi a Berlino da mille anni e devo dirti io come salire le scale? Forse si.

Lo giuro, non sono cattivo, anzi, sono molto paziente. Però purtroppo questo spirito di vita berlinese è riuscito a modificarmi leggermente. Purtroppo non posso fare niente in merito. Non ci credete? Provare per credere.

Teufelsberg

Nel mezzo della Berlino Ovest, al centro della foresta di Grunewald, sorge una vecchia e ormai abbandonata stazione radio in uso durante il periodo della Berlino divisa. Veniva usata dal versante alleato, per poter spiare ed origliare al di là del muro l’altra fazione nemica, i russi. Oggi resta solo la “carcassa” di uno stabile ormai in malora e in completo abbandono, casa di molti artisti di strada, ma anche di molti senza tetto.

Effettivamente il nome riesce ad incutere molte perplessità. In Italiano è tradotto come la montagna del Diavolo, ma in realtà questo posto offre qualcosa di tutt’altro che demoniaco. La strada per arrivare non è delle più difficili, anzi, se si dispone di una bicicletta, partendo dalla stazione Sbahn di Grunewald, nel giro di 20 minuti il gioco è fatto, a piedi invece, è richiesto qualcosina di più. Avrete però il vantaggio di poter tagliare per i piccoli sentieri che la collina offre, in modo da risparmiare qualche minuto. Attenzione! E’ facile perdersi, ma con un minimo di senso di orientamento non dovreste trovare grandi difficoltà.

Una volta arrivati all’entrata, rimarrete sicuramente perplessi. Non tanto per la bellezza del posto, anche perché oggettivamente parlando fa schifo, ma perché l’ingresso è a pagamento. Sette euro, non saranno un capitale, ma sono sempre sette euro per vedere delle rovine. Calma e proseguiamo. Una vota cominciato il tour, si passa come prima sosta al cortile principale dello stabile. Una specie di deposito per materiali ferrosi non più utilizzabili, scritte e murales in ogni dove e qualche bottiglia di birra qua e là, poco importa, basta alzare lo sguardo e vedere la grossa torre che domina tutta l’area per poter capire di non aver buttato via i propri soldi…forse.

La camminata prosegue andando dietro allo stabile, niente di emozionante, solite cose, rifiuti e vuoti di bottiglia. Si imbocca una rampa di scale che porta al primo piano. Non è rimasto nulla, se non le pareti che tengono in piedi tutto quanto. Potrete perdere del tempo per scattare qualche foto qua e là. Scritte sui muri e murales, niente di più. Avete buttato i vostri soldi…Troppo presto per dirlo. La salita continua, tra rampe di scale buie e inospitali, con tanto di tromba dell’ascensore completamente orfana dell’ascensore stesso, molto pericoloso, fate attenzione. Raggiunto il primo punto di osservazione, potrete osservare un panorama magnifico, che vi permetterà di vedere tutta l’area circostante come non avete fatto prima. I colori, le luci e le ombre sono magnifiche e offrono qualcosa di unico nel suo genere, adatto a far esplodere le vostre Reflex.

La ciliegina sulla torta però è l’ultimo piano, sospesi a più di cento metri da terra, con un panorama ancora più spettacolare di quello precedente. E’ possibile vedere oltre la fine delle cose, oltre la fine della città e della foresta. A questo punto, non importa quanto e se Berlino vi abbia colpito, perché da quassù è bella come non mai, è bella come forse è sempre stata ma nessuno ha mai avuto il coraggio di dirlo a voce alta, solo perché l’oggettività gli dava torto. Ebbene si, non avete buttato via i vostri soldi, anzi, avete fatto un grande investimento in termini di esperienza. Esperienza unica, perché potrete andarci quante volte volete, ma come la prima volta non sarà mai.

 

Dimenticavo…Per tornare alla stazione della sbahn è lunga, e voi sarete molto stanchi. In bocca al lupo!

Guida del vero berlinese

Questa guida è dedicata a tutti quelli che vogliono sentirsi un po’ più berlinesi, o forse dovrei dire tedeschi, ma anche a chi semplicemente, ha voglia di leggere e sorridere un po’, riconoscendo queste caratteristiche, tutti i giorni, in tutti i berlinesi che si incrociano per strada. Possono sembrare luoghi comuni, è vero, però vi assicuro che è proprio così. Tutti tedeschi, o almeno la grande maggioranza di loro, non si discostano affatto dalle caratteristiche che sto per elencare. Quindi, per ricapitolare: se volete mutare e assumere le loro sembianze, potete semplicemente attenervi alla guida. Altrimenti leggete, riflettete e chiedetevi se veramente sono così o no.

ABBIGLIAMENTO. L’abbigliamento è il marchio distintivo numero uno. Non deve esserci una logica nel vestirsi, ma sopratutto si deve abbandonare il concetto di stagioni dell’anno. A Luglio, potrebbe esser l’occasione per indossare un magnifico piumino invernale, accompagnato da bermuda o pinocchietto, quest’ultimo è preferito. Il tutto è coronato da calzetto di spugna bianco, possibilmente mezza misura, ne alto ne basso, con sandalo. Un po’ in stile scozzese, ben coperti sopra, ma con le palle al vento. Il periodo che precede l’Estate invece, vuole vedervi agghindati in maniera del tutto differente, quando ancora c’è un po’ di fresco nell’aria e il sole fatica ad arrivare. Canotta, Hipster, larga, con stampe orrende in stile Gangsta. Cappellino di lana, jeans leggerissimi e scarpe di cartone, intendo Vans o All Star. Abbigliamento perfetto per entrare in ipotermia nel giro di 5 minuti e stramazzare al suolo con conseguente paresi di tutto l’apparato muscolare. Non c’è una regola.

BIRRA. Esiste questa leggenda che i tedeschi siano attratti solo dalla buona birra made in Deutschland. Loro non bevono lo schifo che piace a noi. Figurati se nella patria della birra bevono schifezze. Da loro solo birra ottima. Stronzate! Bevono sempre, a qualsiasi ora, questo è vero. Ma la cosa del tutto falsa è che cercano solo birra di qualità. Se possono cercano la birra più economica possibile, della quale è impossibile accertarne la provenienza, deve essere da mezzo litro e non necessariamente fresca. Va bene anche calda, l’importante è bere. Se la portano in ogni dove,bus, metro e Sbahn, stappa e bevi, in culo il resto.

AL SUPERMERCATO. Non fanno come noi. Almeno come ho fatto io per una vita intera in Italia. Vado a fare la spesa e il sacchetto lo prendo alla cassa. No! Mossa molto furba, si presentano con il loro sacchetto. Enorme, tipo quelli dell’Ikea per comprare gli oggetti della casa. Capienza 20mila litri, anti strappo e visibili a cento metri di distanza, con annesso marchingegno per poterli fissare al carrellino della bicicletta, tutto home made ovviamente. Se non hai uno di quelli non sei nessuno, non conti un cazzo da queste parti. E dopo tutto è multi uso. Leggende narrano che molti ci sono andati in campeggio usandolo come tenda e altri ancora sostengono di averci messo dentro sette pecore e portate al pascolo. Nemmeno una grinza. Il futuro.

RELAZIONI SOCIALI. Chi vive in contatto con loro sa benissimo che sono tipi molto strani. Inizialmente mostrano di essere molto riservati e di non interessarsi per niente alle vicende o delle vite altrui. Non credo proprio. Chiedono tutto, in maniera ben pianificata. Una domanda al giorno massimo due, ma prima o poi verranno a sapere tutto di te. Quando poi il testimone cambia mano e sta a voi fare qualche domanda, non necessariamente personale, la risposta è sempre quella: JA o NEIN. Sempre quella, non deragliano mai, impossibile farli scomporre, non riuscirete ad estorcere nulla. Fottuti 007.

Potrei scriverne una infinità di caratteristiche. Però queste, sono quelle che caratterizzano il berlinese per eccellenza. Voi? Lo siete già anche senza aver seguito la guida o vorrete diventarlo? Fate come volete, siete liberi. Ma non venite a chiedere qualcosa me, perché adotterò lo stesso metodo di risposta… JA ODER NEIN.

Badeschiff

La giornata è calda, molto calda. Mi ricorda molto la mia città di questi periodi. Sono nato in una città di mare e quando questo grande caldo invade la giornata, so benissimo come combatterlo, vado al mare. Posso stare in costume,bere una birra e fare un bel bagno. Ah che bello, che relax, si respira aria fresca. Purtroppo non qui. Berlino, metropoli con molti spazi verdi, da fare invidia, ma sfortunatamente con non molta acqua. A parte il fiume intendo, che non consiglio a nessuno, solamente per l’aroma che emana in queste giornate torride. 

Una delle soluzioni possibili è quella di passare un bel pomeriggio al Badeschiff. L’ho provato anche io per la prima volta e tutto sommato non è per niente male. C’è un po’ di sabbia, qualche ombrellone, un bancone in stile Caraibi dove poter prendere da bere ed una bellissima, anche se piccola, piscina galleggiante. Dato che galleggia proprio sul fiume, sconsiglio vivamente di sporgere la testa al di fuori del bordo, perché le vampate di oltretomba che sentirete, potrebbero causarvi una paralisi facciale nella migliore delle ipotesi, altrimenti la morte sul colpo.

Ho preso l’autobus e sono riuscito a raggiungere il luogo. Ma ancora non sapevo a cosa stavo andando incontro. Giro l’angolo e vedo una coda incredibile, più di trenta minuti di attesa, sotto trenta gradi diretti sull’asfalto scuro. Non posso mollare ora, ho preso mille mezzi per arrivare, devo categoricamente entrare in quella cazzo di piscina. Il tempo scorre e anche la fila, non veloce come avrei voluto ma quel che conta è che alla fine sono riuscito ad entrare. Pago la modica cifra di 8 Euro, sticazzi, mi cambio, cerco il bar perché la disidratazione mi stava portando via e riesco finalmente a bere una birra. Una Corona, lo so è da quindicenne, però quando si ha la morte davanti agli occhi la reazione è puramente istintiva e non razionale, perdonatemi.

Gente, tantissima gente. Molto probabilmente era il raduno nazionale dei PDM (Palestrati di Merda), e non ne ero al corrente. Per un attimo ho provato anche un po’ di paura perché pensavo mi avessero scambiato per un manubrio da esercizi o per un tappetino da step in quanto fisicamente non sono molto prestante come del resto lo erano i presenti. Poco importa. Sono venuto per fare un bagno ed è quello che farò. Ricordate quando avevo detto che le dimensioni della piscina non erano per niente generose? Appunto. Altra coda per potersi mettere in ammollo. Più corta questa volta, circa venti minuti. Venti minuti per fare un bagno? Lo so, avete ragione. Però ero li, e a costo di dormirci, dovevo entrare in quella merdosissima piscina. 

Finalmente è il mio turno. Doccia ghiacciata prima di entrare e via, giù nell’acqua cristallina, che contrastava in maniera lampante con quella della Sprea. Nuotata rilassante, riesco a rinfrescarmi e a godermi quei pochi attimi di sole, appunto perché stava scomparendo dietro le nuvole. Sensazione piacevole. Quindi, se avete voglia di passare una giornata simile, armatevi di pazienza, asciugamano costume e ciabatte. Fregatevene del caldo, della coda, delle persone, dei palestrati e visualizzate la meta. Pensate che nel giro di poco potrete fare un bagno rilassante con vista su Berlino. Mica male. Altrimenti fate un bel biglietto e partite, scegliete voi la destinazione. Ma se trovate un’altro posto con code, afa e mille persone e che vi rompono i coglioni, allora potevate risparmiare.

Non è mai troppo tardi

Finalmete, dopo quattro mesi di residenza berlinese, qualcosa inizia a cambiare. Intendo in termini lavorativi. Qualcosa si muove, forse l’occasione è arrivata. Magari no, io ci voglio credere. Ho inviato una mail circa una settimana fa per candidarmi ad un posto di scrittore all’interno di una compagnia che esercita sul web. Ero scettico, perché so come vanno a finire queste cose, scrivi, alleghi il tuo CV e arrivederci e grazie, le faremo sapere. Se tutto va bene ricevi una risposta, sempre questa: la ringraziamo per il suo interesse, ma siamo dispiaciuti nel dirle che abbiamo già occupato la posizione da lei desiderata con qualcuno più preparato di lei, non la prenda come una offesa e sottovalutazione nei suoi confronti, le auguriamo il meglio. Arrivederci.

Ho ricevuto risposte simili, anzi, identiche da quattro mesi a questa parte. Ma non questa volta. Cercavano un madre lingua italiano, con passione per auto e motori. Non potevo non fare centro, ho mandato la mail ed il giorno dopo ho ricevuto la risposta dove chiedevano di incontrarmi per conoscermi meglio e spiegarmi il tipo di lavoro. Che culo! Dai sarà una sola, non ci posso credere. Ebbene si, ho fatto proprio bene a crederci. Ho avuto il mio colloquio. Ho parlato con persone simpatiche e pronte a darti fiducia per quelle che sono le tue capacità e le tue abilità. Credo proprio di aver fatto un’ottima impressione, tanto che hanno già deciso di mettermi alla prova.

Il punto non è questo però. Non è il lavoro, lo stipendio o il successo. E’ l’occasione che viene data, il valore che ha un giovane, la possibilità che gli viene data per esprimersi, per farlo realizzare e per farlo sentire capace, finalmente, almeno una volta, almeno qua. Ho vissuto per anni in un paese dove tutto questo non c’è e ritrovarsi a questo punto potendo assaporare questi valori e queste sensazioni mette proprio di buon umore. Porta tanta speranza, proprio quella che stavo per perdere dopo mille email inviate e mille risposte negative ricevute. Dopo tutto c’è ancora vita sulla terra.

Notte mondiale, che amarezza.

Come molte persone hanno fatto, anche io ho deciso di vedere la finale dei mondiali 2014 a casa di amici. Serata molto piacevole, a parte il fatto che le due squadre che si sono giocate il titolo di campione del mondo sono state Germania e Argentina, e che la maggior parte dei presenti erano tedeschi. Non solo per fede calcistica, ma anche per nazionalità. Di conseguenza ero uno dei pochi outsider pronti a gufare e veder perdere la Germania ancora una volta sul più bello, da vero tifoso italiano. Purtroppo è andata male.

Mi sono presentato in grande stile, da vero ospite cordiale. Ho portato qualcosa da mangiare, come è giusto e gentile fare e poco prima della partita ho scambiato qualche parola con tutti i vari ospiti, tedeschi e non. Giusto per ricordare che speravo di vedere un match avvincente al di fuori del risultato, da vero sportivo. Non sapevano in realtà quanto sentivo già in tasca la vittoria di Messi e compagnia bella. Assaporavo già la sensazione di tornare a casa vedendo una Berlino completamente addormentata e delusa, dalla squadra che fino a quel giorno li aveva fatti sognare, stanchi di stare dietro a Italia e Brasile in termine di vittorie. 

Comincia la partita, stappo una birra, mangio qualcosa e osservo. Non male i primi minuti. Il gufamento sembra funzionare, l’Argentina gioca molto bene, sembrano trovarsi a loro agio in campo mentre la Germania in alcune situazioni affanna un po’, e le facce dei supporters tedeschi presenti sembrano preoccupate. Dai che la portiamo a casa. Tra un goal annullato e qualche brivido finisce il primo tempo, porca miseria che fatica, se solo il goal fosse stato regolare. Poco importa. Esco visibilmente rilassato in terrazza, giusto per fumare una sigaretta in compagnia e nel frattempo porto avanti la brillante messa in scena dello sportivo modello. Ci tengo a condividere con tutti la mia idea che la Germania merita veramente questo mondiale, per un sacco di ragioni, le solite a dire il vero. Perché è una squadra giovane, perché è un sogno che rincorrono da tempo, perché effettivamente lo meritano e perché  bla bla bla. Niente vero, da italiano li voglio vedere perdere. Chiamatelo DNA, chiamatelo come volete, non devono vincere.

La partita volge al termine con un misero pareggio e poche emozioni. Ci siamo, i supplementari sbroglieranno la matassa e finalmente vedrò Messi alzare la coppa e i tedeschi piangere ancora. Sapete tutti com’è andata. A pochi minuti dai rigori, il più giovane ed innocente della squadra europea, trova un guizzo, uno stop perfetto ed un goal che lascia ammutolito lo stadio il mondo ma soprattutto me. I vari tedeschi presenti in sala, si lasciano andare in una esultanza fuori dal normale. Stappano ulteriori birre, come se non ne avessero già bevute abbastanza, ed io mi guardo intorno, realizzo e penso… Ma vaffanculo proprio adesso! In 120 minuti proprio ora! Ma no dai! Serata rovinata. Eppure ero troppo convinto, stavano giocando così bene, non può essere vero. Era la cruda realtà. Quella sera toccava a me tornare a casa con un po’ di tristezza ed incazzatura, solamente perché avevo già immaginato di assaporare il piatto della vittoria. E come se non bastasse Berlino è stata travolta da un carosello senza fine, gente completamente impazzita, con bandiere, trombe, magliette e tamburi. A me cosa è rimasto? Un autobus arrivato troppo tardi, un traffico incredibile e due ore e mezza per arrivare a casa. In mezzo a loro, che anche se proprio non potevano immaginare, se la stavano godendo proprio in faccia a me… merda.

Cinque minuti in Ubahn

Lo so, potrei sembrare esagerato, ma in realtà accadono tutte a me. Quasi tutti i giorni. Quelle situazioni irritanti che riescono a trasformare cinque semplici minuti di relax, in cinque semplici minuti di merda. Faccio uso dei trasporti pubblici berlinesi tutti i santi giorni, in tutte le occasioni, dalla mattina per andare a scuola di tedesco fino alla sera per andare a lavoro, eppure pur non dovendo fare lunghi tragitti, al massimo tre fermate, incontro sempre tipi irritanti che in un modo o nell’altro riescono proprio a farti girare le palle, mentre cerchi di chiudere gli occhi un istante facendoti dondolare dal vagone della metro. Berlino è una capitale da milioni di persone, quindi la probabilità di incontrare rompi coglioni si alza notevolmente, e di conseguenza anche quella che proprio tu ne possa incontrare uno. Il mio non vuole essere un giudizio, ma solo un piccolo sfogo, contro i scassa palle, che capitano sempre al momento sbagliato.

IL TURCO TAMARRO ED INCAZZATO. E’ un classico, entra sempre nel momento sbagliato. Armato di canotta in stile siculo, chiaramente piena di macchie e sudore, annessa catena d’oro con crocifisso in scala 1/1, anello al mignolo raffigurante una testa di leone o in alternativa un rubino, pinocchietto alla Gianburrasca e scarpa a punta di vernice. Non si comprende il motivo, ma è sempre incazzato. Entra parlando al telefono e mantiene un tono di voce piuttosto alto, grida in realtà. Generalmente non è un problema. Lo diventa quando incomincia ad impazzire a due metri di distanza da dove siedo io. Voglio solo arrivare a lavoro sano e salvo, ma soprattutto rilassato. Chiedo molto? Sembrerebbe proprio di si, mannaggia.

LA MADRE DI FAMIGLIA CON I SUOI NOVANTA BAMBINI. Sale in metro con, passeggino per gemelli, un figlio nel marsupio posteriore, uno in quello anteriore ed un’altro per mano in grado di camminare. Sono stranamente silenziosi, quando uno dei fratelli comincia a piangere, senza apparente motivo. Gli altri che possono fare? Mi pare giusto adeguarsi! Cominciano tutti insieme a piangere, in stile coro della Santissima Annunziata e ti martellano le orecchie per poi arrivare al cervello. Non c’è modo di farli smettere, se non scendere dal treno, ma cazzo sto andando a lavoro! Dimenticavo l’ultimo dei fratelli, quello in grado di camminare. Lui si, è più grande degli altri, vedrai che non piange. Infatti non lo fa, fino a che, con la frenata del treno non cade per terra, perché giustamente non ha questa grande esperienza nel deambulare, e finalmente si unisce agli altri, la voce che mancava. La madre che fa? Ovviamente è tedesca, se ne frega, e non resta altro che godersi il concerto.

IL PUZZONE. Capitano a tutti giornate frenetiche dove si è sempre di fretta, con questo caldo poi bastano pochi minuti per ridursi un disastro e desiderare una doccia. Non è questo il punto. Il punto è che il puzzone, cerca sempre te, si siede accanto a te e non ha il semplice aroma della giornata andata storta o del caldo estivo. E’ il male in persona, puzza talmente tanto che i polmoni in quei pochi istanti, appendono una nuova tecnica. Si chiudono, in modo da metterti in uno stato di morte appetente per poi farti risvegliare all’arrivo. Magari una doccia, sai… quando trovi il tempo, non adesso. Intanto apri il finestrino, merda siamo in metro!

L’UBRIACONE MOLESTO. A mio avviso questo è il personaggio più raro, però ogni tanto riesce a deliziare la mia vista con performance spettacolari o disastrose, fate voi. Sale sul treno completamente addobbato di gadget della Germania, cappellino a forma di boccale di birra, maglia della nazionale, marsupio, collane fischietto e polsini. Birra sempre alla mano. In un primo momento si siede, poi si rompe i coglioni, si alza e comincia ad intonare vari inni. Che vanno da quelli calcistici a quelli nazionalisti. Nel mentre non riesce a trattenersi dal ruttare e in rarissime occasioni mostra qualche segno di cedimento, accenna qualche conato. Ma fidatevi qui sono tutti allenati, è un evento molto difficile da vedere. Tutto questo, sempre a pochi centimetri da te. Non sai se guardare, ridere o far finta di niente, con la paura che possa attaccarti un super pippone. E non sapendo il Tedesco purtroppo sarà difficile liberarsene.

Non abbiate paura, spesso non incontrerete nessuno di questi simpatici e allo stesso tempo irritanti personaggi. Però c’è sempre una possibilità, e a questi punti, vi auguro di trovare il puzzone. Certo sarà difficile resistere, ma… almeno non parla. 

 

 

Berlino che fatica

Contenti di essere arrivati nella nuova città, non sapete minimamente a cosa state per andare incontro, cosa vi troverete davanti. Situazioni che a casa, avreste potuto risolvere in meno di niente, qui vi renderanno stupidi e inetti come non vi sarete mai sentiti prima. In quanti hanno perso mattine intere in giro per uffici, alla posta e a fare la spesa al supermercato. Semplice vero? Non qui. Non dove non sapete parlare e soprattutto capire una parola di Tedesco. E anche se fate affidamento al vostro spirito di adattamento, mi dispiace tanto…Sarà molto dura.

Prima mossa. Al supermercato. Avete trovato casa, e di conseguenza avete bisogno di uscire per riempire il frigorifero. Arrivate al supermercato e a prima vista niente di strano, tutto regolare, wow,proprio come a casa. Non credo. Basta camminare per le corsie ed imbattersi nei nomi dei cibi in tedesco. Da impazzire, non riuscirete a capire quale possa essere l’acqua gassata o naturale, comprerete cose a caso, perché molto probabilmente le avrete scambiate per qualcos’altro, io stesso la prima volta comprai un prodotto chiamato Kaffe Weisser. Sembrava caffè solubile, ma in realtà era sbiancante per caffè, come descritto sull’etichetta. A cosa serve? Non ne ho idea so solo che giace ancora nella mia dispensa da quattro mesi. Però posso sempre dire di avere del Kaffee Weisser sempre a disposizione.

Richiedere il famigerato Anmeldung. Non è nient’altro che la registrazione di voi stessi e della vostra nuova residenza a Berlino. Vi recherete in qualche Rathaus (Sorta di comune del quartiere nel quale risiedete), prenderete il vostro numerino magico in attesa di essere chiamati all’interno dell’ufficio predisposto. Già per capire come funziona ci metterete un po’, perché chiederete sicuramente  informazioni, ma i simpatici impiegati, qualche volta leggermente anzianotti vi risponderanno gentilmente, ma sempre ed ovviamente in tedesco. Quindi annuite, prendete il numero ed aspettate, qualcosa succederà. Il vostro turno arriva, entrate in ufficio. Se siete fortunati avrete a che fare con splendide e disponibili persone che parlano anche l’inglese, se invece purtroppo non avrete tal fortuna, siete da capo. Un po’ come accade nel gioco dell’oca. Dovrete ancora una volta frugare nel vostro bagaglio della gestualità e della mimica, tornare al livello di Homo Erectus, e da veri Italiani farvi intendere, almeno in questo siamo i migliori, non potete sbagliare. 

Terzo. Quando vi troverete a qualsiasi cassa per pagare, che sia al supermercato, in uno Spaetkauf o al tabacchino, vi posso assicurare che non capirete mai quanto dovete pagare. Per chi ha poca praticità col Tedesco sa benissimo che i numeri sono un po’ fastidiosi da comprendere in un primo momento. Ma non per questo dovete abbattervi. Non fatevi trovare impreparati, andate sempre con una somma superiore a quella necessaria, così non avrete bisogno di quelle tre ore par capire quanto vi viene chiesto. Non appena sentite sbarbottare il prezzo, fate un bel sorriso, facendo vedere che avete capito, prendete i vostri mille euro dalla borsa e pagate per i vostri due o tre euro di tabacco, o qualsiasi altra cosa. Riuscirete a mimetizzarvi molto bene.

Ultimo. Quando andate per locali o ristoranti, cercate di non fare troppo i fighi  tentando di ordinare in tedesco. Perché molto spesso, vi verranno fatte domande del quale non capirete nulla, se non  2 due parole al massimo. Potrete forse cavarvela con un semplice “wie Bitte?”, provando a captare nuovamente qualcosa, ma posso assicurare che per i primi periodi non funzionerà, e vi ritroverete a sfoderare l’inglese d’emergenza, suscitando in colui che sta parlando con voi un senso di “pensa te questo poveraccio, ci ha provato”, magari non è un problema, ma state certi che vi sentirete presi per il culo.

Il consiglio che voglio dare è molto semplice. Tempo al tempo, presto le cose arrivano, e riuscirete a non sentirvi più stupidi e fuori luogo. Nel frattempo un po’ di Tedesco studiatelo, che non fa mai male. Se poi proprio non volete, poco importa. Buona fortuna.

La Berlino troppo “alternativa”

Vivendo ormai a Berlino da qualche mese, ho avuto l’occasione di spulciarla e analizzarla dal punto di vista strettamente sociale. E’ forse uno dei posti migliori al mondo per vedere come la società si evolve, come cambia forma e cosa diventa. La sua storia è stata da una parte un peso, una catena che l’ha tenuta intrappolata anni, ma con la caduta del muro, tutto ciò che era stato contenuto in termini culturali, è finalmente esploso, invadendo ogni angolo della città.

E’ molto difficile poter fare una stima esatta di quante siano le “culture” a Berlino, ma ciò che sappiamo per certo, è che ogni giorno qualcosa di nuovo nasce, e si fa spazio come l’acqua nelle piccole fessure del terreno, per arrivare in un punto ben preciso e rimanerci. Nel modo di parlare, comportarsi, interagire, credere e pensare. Nessun ambito è risparmiato. Tutto viene e verrà intaccato. Nel bene e nel male. Ciò su cui voglio porre l’attenzione però, è sul fatto che molto spesso determinate culture o stili di vita, vengano portati all’eccesso, rendendo tutto ciò che ci sarà in seguito ridicolo o semplicemente non necessario.

Intendo, come viene definito oggi, l’essere alternativo. Partendo dalla base, il gioco è fatto, alternativo è colui che dirige le proprie scelte o il proprio pensiero, in direzione opposta o differente, a ciò che sceglie la maggioranza o massa. Ok, perfetto. Da oggi sono alternativo perché fa figo! Non credo proprio che funzioni così. Il modo di pensare, di dissociarsi, di deviare nel senso positivo del termine, non è una scelta, ma bensì un percorso interiore strettamente personale che arriva a compimento dopo un tempo decisamente più lungo di qualche giorno. Ed è proprio qui il mio dissenso. Quanti alternativi ci sono a Berlino? Cavolo, siamo veramente circondati da persone così mature e profonde? Non credo. Non ho dati statistici alla mano, ma credo che non servano. Sono convinto al 100% che forse nemmeno la metà degli “alternativi” siano veramente alternativi. E’ una moda, rende interessanti, sono troppi! Sono caricature! Potrebbero godersi la città in maniera del tutto normale, rimanendo ciò che sono. Invece no, se non sei alternativo qui, non sei nessuno! E’ difficile resistere ad una birra sdraiato per terra a Warschauerstrasse, come fanno tutti, o partecipare ad una manifestazione omosessuale a Kreuzberg, anche se effettivamente non sanno cosa sta accadendo.

E’ a mio avviso, un insulto o meglio una presa in giro, a chi lo stile di vita alternativo lo ha scelto da anni e non per moda. A chi sta bene con se stesso e con le proprie scelte, a chi ha deciso di seguire questa strada. Potrei sembrare cattivo, ma non sono le mie intenzioni. Vi prego, rimanete ciò che siete, Berlino non ha bisogno di voi, grazie.